Se i dentisti fanno lobby (male)

Recentemente i giornali si stanno occupando di tematiche odontoiatriche affrontate a livello parlamentare. Non accade spesso che i nostri pazienti leggano della nostra categoria sui quotidiani. Ieri un paziente giornalista mi ha portato un ritaglio della Stampa dove era descritta una vera e propria “lobby dei dentisti” a tutela degli interessi di corporazione contro le liberalizzazioni, e nel darmelo mi ha amichevolmente preso in giro.

Giorni fa la stessa immagine di “lobby dei dentisti” contro l’interesse dei pazienti è stata descritta da Il Fatto Quotidiano.  Anche Sole 24 Ore prende posizione critica verso la categoria.

Oggi il presidente di una delle più grosse associazioni di categoria (semplificando potremmo dire “la CGIL dei dentisti”) cerca di riprendere in mano la situazione, evidentemente sfuggita di mano dal punto di vista mediatico, indicando la ricerca della tutela dei pazienti come motivo principale alla base degli emendamenti a leggi in discussione, anziché la difesa di interessi sindacali o corporativi. Leggendo i commenti online di utenti (o cittadini, o meglio ancora in definitiva pazienti) purtroppo la constatazione immediata è una: la credibilità della categoria è straordinariamente bassa. Sappiamo che gli italiani si fidano del proprio dentista: molte statistiche ci dicono che il dentista è una figura individuale rispettata. Dunque da un lato c’è una fiducia personale, ma dall’altro c’è una forte sfiducia e diffidenza sulla categoria in quanto tale.

Il problema di credibilità è purtroppo evidente. Da dentista osservatore e tal volta attore in vari ambiti professionali, da quello culturale scientifico a quello organizzativo istituzionale a quello accademico provo a dare una interpretazione personale (dunque certamente fallace e alterata dalla mia storia).

La perdita di credibilità è il prezzo inevitabile che si paga quando si rinuncia alla qualità.

Leggere su la Stampa che la lobby dei dentisti in parlamento va contro l’interesse dei pazienti è fastidioso per me, ma leggere il presidente di un “sindacato di dentisti” che scrive di agire in difesa della salute dei pazienti anziché degli interessi dei dentisti è ancora più fastidioso, soprattutto dopo aver osservato negli anni il continuo negare nei fatti e nelle azioni concrete quell’interesse alla salute dei pazienti che oggi si richiama contro investitori non dentisti ormai già largamente presenti nel mercato.

Non nascondiamoci dietro un dito: oggi si da addosso a catene low cost e viaggi all’estero come causa di danni iatrogeni, come se fino all’altro giorno l’odontoiatria italiana fosse ovunque fatta di purezza e perfezione. L’odontoiatria italiana è eccellente e ogni volta che ho occasione di confrontarmi all’estero con colleghi di tutto il mondo realizzo quanta reputazione qualitativa abbiamo come clinici professionisti. Ma da decenni capita di vedere terapie pregresse anche recentissime prive di senso, livelli qualitativi evidentemente troppo bassi, assenza di chiarezza nei preventivi riferiti da pazienti che cercano comprensibilmente in più studi una risposta alle loro esigenze.

La cattiva qualità in odontoiatria esiste da prima del low cost, da prima dei viaggi all’estero e da prima degli investitori non istituzionali. Punto. Chi dice il contrario lo fa in difesa di uno status quo o di un interesse corporativo.

La buona qualità e l’eccellenza clinica esistono da decenni in Italia e continuano ad esistere. Da li si deve semmai ripartire.

Difendere qualsiasi  dentista anche se fa un cattivo lavoro perché è iscritto all’albo o a un sindacato di categoria e allo stesso tempo dare addosso a investitori appellandosi alla tutela della salute del paziente semplicemente non è  credibile.

Il “posto fisso” di Checco Zalone per anni nel nostro campo è stato lo “status fisso” di una categoria ampia e complessa, al cui interno i pazienti hanno sempre riconosciuto e premiato lo sforzo individuale al servizio della loro salute, nelle terapie più sofisticate come in quelle più semplici.

Un paio di mesi fa l’associazione professionale più rappresentativa nel campo dell’odontoiatria protesica, AIOP (Accademia Italiana di Odontoiatria Protesica) in totale trasparenza ha incontrato associazioni di consumatori e giornalisti per un’analisi delle aspettative e dei desideri dei pazienti. In un percorso di comunicazione avviato con la collaborazione con Altroconsumo, la più importante associazione di consumatori,  è nata tra le altre cose in modo del tutto spontaneo e trasparente un’iniziativa indipendente di natura politica concretizzata in un emendamento alla legge di Stabilità 2016 che chiedeva semplicemente di innalzare la soglia di detraibilità delle spese odontoiatriche al 50%.

Al di là del destino politico di questa trasparente iniziativa la cosa più sorprendente sono stati i “maldipancia” che tale fatto ha creato in varie sedi rappresentative della nostra professione. Quasi che promuovere un trasparente interesse dei pazienti fosse un danno ai dentisti. Quasi che dialogare con i pazienti e le associazioni di consumatori non sia nell’evidentissimo diritto di una società che per statuto si pone il compito primario della promozione della salute orale nella popolazione italiana.

E’ del tutto ovvio che una società scientifica per quanto grande non abbia potere di condizionare le istituzioni, e che episodi di questo genere ancorché supportati da tutta la forza della spontaneità e dell’incontrarsi di interessi reciproci quali quelli di pazienti informati ed operatori sanitari volenterosi, resteranno chiaramente episodi. Ma tutto questo movimento di emendamenti sui quotidiani dice chiaramente che come categoria se veramente crediamo alla qualità per l’interesse del paziente l’ultima cosa di cui abbiamo bisogno sono rappresentanti e lobbysti che in definitiva ci fanno finire sulle pagine dei quotidiani per gettare ancor più discredito sulla nostra credibilità come professionisti.

Abbiamo bisogno di presenze istituzionali etiche che portino avanti messaggi di salute supportati da azioni concrete nell’ottica della qualità nell’interesse della salute complessiva. Questa è la strada che stanno percorrendo le società scientifiche più responsabili che come AIOP o come SIdP (Società Italiana di Parodontologia e Implantologia) si mettono in dialogo diretto con i cittadini/pazienti con iniziative nell’interesse della promozione anziché in difesa di uno status quo. Abbiamo tutti bisogno di società scientifiche forti e autonome, chiaramente schierate per la qualità e la promozione della salute.

Solo così quella fiducia che i pazienti riferiscono alla persona del loro curante potrà riversarsi nella fiducia in una categoria, anziché come è stato in questi giorni, il discredito della categoria ricadere dalle pagine dei giornali sui singoli professionisti.

Odontoiatria interdisciplinare: cos’è?

Spesso tra dentisti si dibatte e ci si confronta sul tema della “odontoiatria interdisciplinare o multidisciplinare”.

Per il paziente il concetto rischia a volte di essere oscuro: non è già il dentista lo specialista nella sua disciplina?

In effetti questo è vero solo parzialmente, infatti ormai da molti anni all’interno della “disciplina” odontoiatrica esistono una serie di specializzazioni sempre più settoriali, dall’Ortodonzia all’Implantologia passando ovviamente per Protesi, Parodontologia, Endodonzia e Conservativa.

odontoiatria interdisciplinare

In un’epoca di super specializzazione molto spesso la soluzione ai problemi dei pazienti esiste ma è frammentata in tante personali competenze, non necessariamente collegate. Il paziente ha oggi teoricamente la preziosa possibilità di disporre delle più avanzate risorse di ogni singola disciplina, tuttavia è esperienza comune che le varie specializzazioni portino al successo complessivo del trattamento solo se abilmente orchestrate, nell’ambito di un preciso riferimento ed all’interno di una visione di insieme.

Questo purtroppo non sempre si verifica.

In questa video intervista in occasione di un convegno sul tema della odontoiatria interdisciplinare il dr. Carlo Poggio,  descrive la sua visione riguardo all’approccio che il professionista dovrebbe avere nei confronti della multidisciplinarietà: non una successione di eventi slegati tra loro, ma un’interazione attenta, un’azione coordinata a favore del paziente.

In particolare l’attenzione è posta sul concetto di alleanza terapeutica quale momento indispensabile, soprattutto nei trattamenti interdisciplinari più complessi, per motivare il paziente e ottenere la migliore collaborazione ed i migliori risultati.

Dentisti e Cassazione

Dentisti e Cassazione

Dentisti e Cassazione: ovvero non capita tutti i giorni di leggere che la Corte di Cassazione si occupi di dentisti.

La scorsa settimana è comparsa sui giornali la notizia che la Corte ha deliberato sulla responsabilità per il dentista che effettui terapie a carico di un paziente anche delle terapie preesistenti al proprio intervento. In altre parole il dentista che esegue un trattamento (tipicamente terapie protesiche) deve valutare, informare ed eventualmente proporre terapie aggiuntive dove lo stato dei trattamenti esistenti potesse creare problemi alle nuove terapie. Un esempio banale: la realizzazione di una corona protesica su un dente precedentemente devitalizzato.

La notizia si presta ad un paio di considerazioni:

  • in un’ottica di approccio globale alla salute orale, come quella che da sempre perseguiamo presso lo Studio Poggio, la sentenza non aggiunge nulla ad una prassi consolidata di valutazione globale, e programmazione delle terapie in accordo con il paziente informato, il miglior alleato che un medico possa avere per il successo della terapia.
  • in un ottica strettamente legale il rischio concreto è che in una rincorsa alla “difesa” del medico da eventuali contestazioni una sentenza di questo tipo porti ad un aumento di terapie molto radicali (estrazione, sostituzione implantare anche dell’intera arcata). Terapie assolutamente valide in moltissime situazioni, ma che rischiano di essere spinte da clinici più inclini a tutelarsi legalmente che a scegliere il tipo di trattamento più ragionevole e valido per il singolo paziente. La “medicina difensiva” (eseguire esami o procedure puramente a tutela del medico in caso di contestazione) rischia in questo caso di sfociare in una “odontoiatria aggressiva”.

In altre parole chi presta già la massima attenzione alla salute orale ed alla riuscita a lungo termine delle terapie non aspetta che sia un’aula di tribunale a istruirlo sui fattori di rischio del trattamento e sulla corretta e trasparente informazione al paziente dei pro e contro di ogni scelta di terapia, mentre per chi prestasse prevalentemente attenzione alla redditività dei trattamenti eseguiti una sentenza in un aula di tribunale potrà diventare uno strumento in più per spingere su maggiori ricavi.

Probabilmente la qualità in odontoiatria non viene dalle aule di tribunale.

 

Il miglior dentista: come si fa a trovarlo?

“Dottore, ho letto su Google che lei è il migliore in Italia!”: iniziare una Prima Visita con un Paziente favorevolmente predisposto nei confronti del Professionista aiuta ad instaurare un rapporto importante e difficile come quello necessario per la buona riuscita di una terapia, ma certo un esordio così crea imbarazzo.

miglior dentista

Google offre una risposta a qualunque domanda, e come poi ho verificato la paziente aveva a suo modo ragione: facendo la ricerca “il migliore dentista d’Italia” algoritmi complessi tiravano fuori nelle primissime righe il mio nome (quel giorno e da Milano, ovviamente per i complessi criteri di geolocalizzazione con cui funziona Google).

Risposta esatta dunque? Google ha sempre ragione? In realtà è la domanda che è sbagliata.

Può davvero esistere un “migliore”?

Certo ogni paziente desidera e spesso è convinto di aver incontrato “il migliore” cui affidare la propria salute in ogni campo della medicina ed ovviamente l’odontoiatria non fa differenza.

Talvolta con il titolo “I Migliori” quotidiani o periodici pubblicano allegati o numeri speciali in cui elencano i cosiddetti migliori nei vari campi della medicina: non vorrei deludere nessuno svelando un classico segreto di Pulcinella, ma di consueto questi numeri speciali sono preparati alcuni mesi prima contattando elenchi di specialisti e chiedendo qualche migliaio di euro per comparire nello “speciale”. L’ultima volta che mi è stato proposto la richiesta era da 4000 a 8000 euro a seconda di una o due pagine. Gentilmente ho declinato “l’onore” di essere incluso.

Allora esiste o no e se si come si trova il dentista migliore?

Quando ero bambino almeno per me era scontato ne esistesse uno più bravo di tutti ed era ovviamente il mio papà  e per un bambino era bello credere ad un mondo così semplice.

Negli anni ho avuto la fortuna ed il piacere di conoscere decine di eccezionali dentisti italiani e stranieri, prima maestri, poi colleghi, e più ho approfondito i rapporti umani e professionali più ho compreso e apprezzato profondamente di alcuni la capacità di diagnosi, di altri l’eccezionale manualità, di altri ancora l’ampiezza di esperienza e competenze, di altri l’iperspecializzazione, la competenza scientifica, la capacità di empatia con il paziente e molte altre qualità. Il punto è che banalmente non esiste un’unica scala su cui misurare un professionista, ma ovviamente più di una, e dunque è del tutto impossibile definire un “migliore”.

Ma allora non esistendo in odontoiatria un equivalente del ranking ATP per i tennisti cambiando un po’ la domanda:

Come cercare se non “il migliore” quantomeno “quelli bravi”? 

Partiamo da un presupposto: l’odontoiatria italiana nelle sue migliori espressioni è generalmente riconosciuta nel mondo essere ad un livello qualitativo molto elevato. Come in ogni campo poi anche qui troviamo stratificazioni di competenza ed esperienza.

A grandi linee in Italia esistono circa 60mila professionisti abilitati a esercitare la professione di dentista: è facile segmentare questo “piccolo mondo” in differenti fasce. Di questo grande gruppo poco più della metà sono quantomeno iscritti ad una delle due associazioni cosiddette di categoria o sindacali, ovvero ANDI e AIO, è semplice reperire gli elenchi di dentisti iscritti a queste due associazioni. Questa iscrizione testimonia quantomeno un’attività odontoiatrica con un livello minimo di aggiornamento. E’ un possibile primo criterio di valutazione, parliamo di circa 30mila professionisti, uno su due del numero totale di dentisti, un po’ troppo poco selettivo per dire che sono tutti bravi.

Stringendo un po’ di più il cerchio sappiamo che esistono grosso modo 10mila dentisti iscritti ad una o più società scientifiche odontoiatriche. In Italia esistono varie  società scientifiche che in genere raggruppano e promuovono l’aggiornamento nelle varie discipline come la protesi, l’ortodonzia, la parodontologia, l’implantologia, l’endodonzia, la conservativa, etc.

Le più importanti società per autorevolezza, rigore e rappresentatività scientifica sono tutte rappresentate da un organismo di coordinamento, il Comitato Italiano di Coordi­namento delle Società Scien­tifiche Odonto­sto­ma­to­logiche (CIC). In modo molto semplice sul sito del CIC è possibile trovare links ai siti delle Società Scientifiche e su ognuno di questi possono essere facilmente trovati gli elenchi dei soci. In questo caso parliamo di circa uno su sei del totale dei dentisti nazionali.

Per avvicinarci di più al vertice della professione all’interno di questo gruppo di iscritti alle società scientifiche possiamo poi trovare qualche centinaia di dentisti che sono “Soci Attivi” delle stesse. Cosa vuol dire essere “Socio Attivo” di una società scientifica? Varie cose, ma soprattutto vuol dire essere stato giudicato per le competenze cliniche sostenendo e passando un vero e proprio esame generalmente molto selettivo e limitato ad un’area di specializzazione.

Sui siti delle maggiori società scientifiche sono di norma ben evidenziati gli elenchi dei professionisti che si possono fregiare della qualifica di Socio Attivo nelle varie aree di competenza. Siamo a meno di uno su sessanta del totale di professionisti odontoiatri.

Affidandosi ad un socio attivo di prassi il paziente sa di poter contare su di un sanitario che si dedica alla specializzazione della società cui è iscritto con passione e competenza e la esercita ad un livello di eccellenza. La risposta alla domanda “chi sono i dentisti più bravi” a mio parere la troviamo li.

Per tutte le altre domande c’è Google….

Tra i “50 World’s Top Presenters” al DentalXP Symposium in Florida

Il 18-21 giugno il dr. Carlo Poggio presenterà una relazione al DentalXP Global Symposium. DentalXP è il più importante sito online di formazione odontoiatrica al mondo. Oltre 125mila iscritti alla piattaforma digitale da più di 150 nazioni seguono le attività di formazione e le conferenze online tenute da un numero selezionato di esperti di fama internazionale, gli Xperts. I temi della formazione riguardano tutte le branche specialistiche dell’odontoiatria, dall’ortodonzia alla protesi passando per parodontologia, implantologia, endodonzia, conservativa, chirurgia orale. Molta attenzione è dedicata ai trattamenti interdisciplinari ed alla gestione multidisciplinare delle situazioni orali più complesse. Ampie parti sono relative ai trattamenti estetici ed alle riabilitazioni protesiche più complesse.

Il Symposium vede quest’anno la partecipazione di 50 clinici da tutto il mondo in qualità di relatori. Il dr. Poggio presenterà una conferenza relativa alla gestione dell’occlusione nelle terapie interdisciplinari complesse con protesi su impianti e nei trattamenti multidisciplinari estetici. Il Symposium si svolgerà in Florida. Il dr. Poggio è uno dei relatori europei fra i “50 World’s Top Presenters” del Symposium 2014

“Un odontoiatra controcorrente”

Intervista DM1Intervista DM2Intervista DM1Il numero di Aprile 2014 de “Il Dentista Moderno” riserva un’intervista al dr. Carlo Poggio.

Il Dentista Moderno è con oltre 20mila copie di tiratura una delle testate specialistiche nazionali di maggior diffusione nel settore odontoiatrico.

 

 

 

 

 

Un odontoiatra controcorrente

di Pierluigi Altea

“È Carlo Poggio, classe 1968. Figlio d’arte, esercita la libera professione nel cuore di Milano, a pochi passi dal Duomo. Si definisce un odontoiatra di vecchio stampo, grazie agli insegnamenti del padre e al suo status di socio attivo di tre importanti società scientifiche odontoiatriche (Aiop, Sido e Sidp). Nella sua storia la ricetta per restare sul mercato con successo, nonostante la crisi.
 

Della sua infanzia ricorda con piacere i momenti trascorsi nello studio del papà. Era un luogo bello, divertente proprio com’è suo padre che, ancora oggi, a 86 anni, quando un suo paziente glielo chiede, torna a vestire i panni del dentista. È questa la vera ragione della scelta professionale intrapresa da Carlo che a 18 anni era indeciso: in realtà, avrebbe voluto fare l’ingegnere, ma quelli che conosceva, racconta, gli sembravano poco brillanti e anche un po’ tristi, soprattutto se paragonati al padre, di qui la decisione di seguire le orme paterne. Nel 1992 si laurea in Odontoiatria e Protesi Dentaria con lode presso l’Università degli Studi di Milano. Dopo alcuni anni dedicati alla ricerca di base nel campo della crescita cranio-facciale, presso lo stesso Ateneo consegue il Dottorato di Ricerca in Anatomia (1996) e la specializzazione in Ortognatodonzia con lode (1999). Inizia così a esercitare la professione nello studio del padre, ma contemporaneamente segue diversi corsi clinici biennali in parodontologia con il Dottor Gianfranco Carnevale, in protesi con il Dottor Gianfranco Di Febo, in ortodonzia con i Dottori Roth, Williams e Cocconi. Dal 2007 esercita la libera professione nel suo nuovo studio, nel centro di Milano, a pochi passi dal Duomo, dedicandosi al trattamento riabilitativo protesico di pazienti con condizioni complesse e necessità interdisciplinari.

Ė socio attivo di tre importanti società scientifiche odontoiatriche, l’Accademia Italiana di Odontoiatria Protesica (AIOP), la Società Italiana di Ortodonzia (SIDO) e la Società Italiana di Parodontologia e Implantologia (SIdP). Dal 2009 fa parte del Consiglio Direttivo dell’AIOP, dal 2014 del Consiglio Direttivo del CIC. Nel 2010 ha fatto parte delle Commissioni Ministeriali per la realizzazione delle Raccomandazioni Cliniche in Protesi e in Gnatologia.

Dal 2000 al 2012 è stato Professore a contratto di Terapie Interdisciplinari presso la Scuola di Specializzazione in Ortognatodonzia dell’Università degli Studi di Milano diretta dal Professor Salvato. Dal 2009 è Adjunct Assistant Professor presso il Department of Prosthodontics, Eastman Oral Health Institute,University of Rochester (NY). Dal 2009 è membro dell’Oral Health Group della Cochrane Collaboration. Ha svolto attività di referee per le riviste Clinical Oral Implants Research, Progress in Orthodontics e per la Cochrane Review. Nel 2003 e nel 2005 ha vinto il Premio Nazionale SIDO per la miglior comunicazione orale clinica. Ha tenuto seminari presso le università di Milano, Bologna, Pisa, Basilea, Manchester, Nizza, Harvard. Autore di oltre 30 articoli su riviste peer-reviewed con IF e 60 articoli e abstract congressuali su altre riviste, poche settimane fa è stato tra i relatori, l’unico italiano, dell’86° Congresso dell’American Prosthodontic Society, tenutosi lo scorso febbraio a Chicago.

Il prossimo 3 ottobre, a Milano, invece, parteciperà al convegno “L’odontoiatria orientata al paziente. L’importanza del team”, organizzato da Il dentista moderno: una ragione in più per incontrarlo.

Dottor Poggio si è mai pentito di non essere diventato ingegnere?
No, anche se inizialmente qualche dubbio mi venne perché alla fine degli anni ’80 il corso di laurea in Odontoiatria mostrava molte lacune, soprattutto sui contenuti tecnici. Poi, però, per fortuna, incontrai il professor Ferrario dell’Istituto di Anatomia: con lui realizzai la mia tesi di laurea e conseguii il dottorato di ricerca. Fu un’esperienza davvero utile, perché lavorando con una persona molto razionale, ho imparato un metodo di studio e di lavoro con un approccio altrettanto razionale ai problemi.
Cosa le ha insegnato invece suo padre di questa professione?
Innanzitutto lo spirito, ma anche l’idea, forse un po’ fuori moda, di una dedizione alla professione di vecchio stampo, basata sulla formazione, oltre che sul rapporto personale con i pazienti, su come creare un legame di fiducia anche attraverso piccoli gesti. I miei pazienti, ad esempio, hanno tutti il mio numero di telefono personale: è un segno di attenzione molto apprezzato perché autentico.
Quando ha iniziato ad appassionarsi davvero all’odontoiatria?
Quando ho iniziato a esercitarla in modo autonomo, dopo essermi formato adeguatamente. In quanto figlio d’arte, rispetto ai miei coetanei ho avuto il vantaggio di potermi dedicare con maggior agio a questo aspetto. Poi, ho avuto anche la fortuna di crescere in un ambiente stimolante sotto questo profilo, perché all’età di 5 anni ho iniziato a frequentare con mio padre i congressi di ortodonzia di mezzo mondo. Dopo la laurea, il mio interesse si è concentrato sull’ortodonzia e sull’implantologia, ma lavorando nello studio di mio padre, insieme a mia sorella specialista in protesi e mio cognato in parodontologia, ho avuto anche la possibilità di confrontarmi con queste altre discipline. Poi, alla fine degli anni ’90 mia sorella si trasferì nel Veneto insieme a suo marito e io mi ritrovai nelle condizioni di dover operare autonomamente, dato che mio padre comunque stava riducendo la sua attività. A quel punto mi sono concentrato sulla protesi, la disciplina che permette di gestire un trattamento nella sua complessità, praticando però anche tutte le altre branche dell’odontoiatria. Mi sono appassionato a questo lavoro quando ho iniziato a gestire casi clinici complessi, quelli che richiedono creatività per trovare le giuste soluzioni.
Nel 2007, alla vigilia della crisi economica, ha aperto lo studio in cui esercita tutt’oggi, nel centro di Milano: dunque si riesce a lavorare anche nei periodi di crisi?
Sì, nonostante le difficoltà che senza dubbio esistono, tuttavia il mio ottimismo mi spinge a credere che nella vita, se ci si mette di impegno, qualcosa si riesce a realizzare. D’altronde, lo vedo anche nei colleghi che come me si sono affermati in questi ultimi anni. La cosa importante è essere capaci e affidabili. Poi, è giusto che esista la concorrenza, anche se nel mondo sanitario la troppa competizione, soprattutto se basata prevalentemente sul prezzo, può andare a discapito del paziente che per risparmiare si rivolge ai centri low-cost, senza avere la consapevolezza del fatto che sovente di lì a qualche anno dovrà sottoporsi nuovamente ad altre cure di migliore qualità, vanificando il risparmio presunto.
Milano è un crocevia di storie e di interessi: chi sono i suoi pazienti?
In realtà, sono persone di tutte le estrazioni sociali, anche se non mancano illustri personaggi della cultura e dell’imprenditoria. Ma la soddisfazione più bella è quella di curare intere famiglie alla loro terza generazione: una tradizione inaugurata da mio padre che io cerco di portare avanti con la stessa dedizione.
E i pazienti stranieri, invece….
Negli ultimi anni sono arrivati, ad esempio russi, persone che solitamente hanno problemi legati a una cattiva odontoiatria e che ora hanno tempo, possibilità e mezzi economici per curarsi: per questo chiedono di poterlo fare nel miglior modo possibile.
Quanto è importante per un libero professionista la formazione?
Ė fondamentale. Lo è stata per me e continua a esserlo, e lo è per le nuove generazioni. Oggi ho la fortuna di partecipare a corsi e convegni come relatore, in Italia, ma anche all’estero. Poche settimane fa, ad esempio, sono stato negli Stati Uniti, ospite dell’86° Congresso dell’American Prosthodontic Society: unico italiano invitato a parlare. È stata una grande soddisfazione personale, ma anche per l’odontoiatria italiana, molto apprezzata all’estero per il livello scientifico di cui è espressione, oltre che per i risultati estetici di cui è capace.
A proposito di formazione,di cosa parlerà il prossimo 3 ottobre a Milano, al convegno organizzato da Il dentista moderno?
Presenterò una relazione dal titolo, “La riabilitazione protesica dei casi complessi: il protocollo d’intervento”, dove cercherò di spiegare quando è conveniente adottare un approccio multidisciplinare, ma soprattutto come attuarlo perché sia davvero vantaggioso per il paziente.
Cosa si aspetta dal futuro?
Non lo so. In questo momento è davvero difficile fare previsioni. Ogni giorno amici, colleghi e pazienti raccontano di una realtà sempre più complicata. Speriamo in una ripresa dell’economia. Per contro, mi tranquillizza l’idea che, tutto sommato, noi odontoiatri abbiamo il vantaggio di avere nelle nostre mani una professione che può essere esercitata ovunque, in qualunque angolo del mondo. Forse questa consapevolezza può esserci utile per affrontare il presente e progettare meglio anche il nostro futuro.”

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Intervista DM 2014 pag2

Berna, 96th Annual Meeting of the Academy of Prosthodontics

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Il 16-17 maggio il dr. Carlo Poggio presenterà una relazione al 96° Congresso della Academy of Prosthodontics. La Academy of Prosthodontics, fondata nel 1918 è la più antica e prestigiosa associazione scientifica in campo protesico. Esclusivamente su invito l’Academy raduna un gruppo selezionato di docenti universitari ed eminenti professionisti nordamericani e di tutto il mondo. Quest’anno per la prima volta il suo congresso si svolgerà fuori dagli Stati Uniti. Il Congresso vedrà la partecipazione di relatori provenienti da Stati Uniti, Svizzera, Germania invitati dal presidente attuale dell’Academy, prof. Hans Peter Weber.

Il dr. Poggio è l’unico relatore italiano dell’International Congress 2014.

 

Chicago, APS 86th Annual Meeting

2014 Chicago APS.001Il dr. Carlo Poggio presenterà una conferenza sul trattamento multidisciplinare nelle condizioni cliniche più complesse all’86mo congresso dell’American Prosthodontic Society, la società americana di protesi.

APS è una delle società scientifiche odontoiatriche statunitensi più prestigiose,  fondata nel 1928 ha una tradizione importante ed ha annoverato fra i suoi membri molti dei più famosi protesisti del secolo.

L’Odontoiatria di qualità al tempo della Grande Crisi

fiducia-nel-sorrisoIn un periodo di generale riduzione delle risorse economiche, sempre più spesso il tema del costo delle cure dentali si pone in modo prioritario rispetto ad altri parametri di valutazione come, ad esempio, la qualità delle stesse.
In generale siamo portati a chiederci indistintamente per merci, prodotti, servizi, nel nostro caso terapie mediche: “Può costare poco se vale?”.

Il giusto valore economico

È una riflessione comune, che poggia su elementi che il buon senso ci porta a ritenere importanti: più o meno tutti riconosciamo che tempo, dedizione e qualità di materia prima devono corrispondere ad un certo valore economico, con una qualche proporzionalità. Allo stesso tempo il “più costa, più vale” è anche un modo di ragionare che il marketing sfrutta con abilità e lo stesso buon senso ci porta a comprendere che non tutto quello che costa molto vale molto.
Altro approccio può essere il tema dell’efficienza della gestione dei costi: un supermercato può certamente vendere un prodotto a meno di un piccolo negozio (struttura più efficiente, minori costi a parità di qualità di servizi). In una certa misura senz’altro il ragionamento calza anche alla struttura sanitaria, fatte salve le specificità della fornitura di un servizio anziché di una merce e di un servizio che contiene anche aspetti difficilmente quantificabili, come il rapporto fiduciario medico-paziente e quello che determina, in modo particolare nelle situazioni più complesse. In una terapia medica la fiducia riposta nel curante gioca un ruolo assolutamente rilevante, ma difficilmente può essere quantificata economicamente, ancor meno smaltita in un ottica di economia di scala (gran volume di terapie, gran volume di fiducia…).

Distinguere le priorità di trattamento

Senza entrare in complesse analisi sociologiche, gestionali e altro, quello che qui mi interessa è dare risposta ad alcune domande frequenti e tutt’altro che banali. Spesso visito pazienti che si presentano con preventivi già fatti altrove, a “prezzi stracciati”, con eccezionali sconti e promozioni da discount. La domanda è: “Dottore è necessario?” ,“Se non lo faccio cosa succede?”, “Quali sono le alternative?”. E’ stupefacente osservare con che frequenza molte di queste terapie siano del tutto superflue, non necessarie (quando persino controproducenti). Di più: è assolutamente interessante osservare come molte delle offerte recenti di servizi odontoiatrici “low cost”, che si auto definiscono come risposta alla necessità di terapie a costi contenuti per larghe fette della popolazione, promuovano in realtà in modo massiccio prestazioni che appartengono totalmente alla sfera della cosmetica. Apparecchi invisibili, sbiancamenti, faccette in ceramica sono i termini di paragone di pubblicità visibili ovunque. Sia chiaro: non ho nulla da eccepire sulla possibilità di risultati meravigliosi con queste terapie, nulla da eccepire sull’importanza di una correzione di inestetismi a livello del sorriso, spesso fonte di molti problemi. Specifico con decisione: non ho nessuna intenzione di dire che l’estetica non conta nel campo delle terapie dentali, assolutamente no. Quello che tuttavia deve essere detto chiaramente è che in un ambito di priorità di trattamento, nel momento in cui si renda necessario conciliare necessità di budget con prestazioni sanitarie odontoiatriche alcuni criteri sono molto semplici: il costo dell’eliminazione di un dolore di tipo dentale è normalmente limitato, il costo di un’adeguata prevenzione (cosiddetta detartrasi o igiene orale periodica, eseguita da un Igienista Dentale laureato, in un tempo variabile tra i 45 minuti e l’ora) si ripaga sempre nel tempo in termini di evitare costi ulteriori, molte terapie protesiche sono procastinabili nel tempo.
In una scala di priorità, eliminato il sintomo principe “dolore” (normalmente qualcosa che può essere fatto con costi e tempi contenuti), possiamo dire che la prevenzione (igiene orale, controlli) sta sempre al primo posto. Ogni situazione ovviamente deve essere valutata nello specifico, ma certamente qualità può e deve essere data anche a fronte di un budget con delle limitazioni.

College National d’Occlusodontologie, Nice 2012

Il dr. Carlo Poggio è stato invitato a tenere una relazione dal titolo “L’occlusion des therapeutiques implantaires” nell’ambito delle 29e Journees International del College National d’Occlusodontologie francese, il 1 giugno 2012 a Nice.