“Un odontoiatra controcorrente”

Intervista DM1Intervista DM2Intervista DM1Il numero di Aprile 2014 de “Il Dentista Moderno” riserva un’intervista al dr. Carlo Poggio.

Il Dentista Moderno è con oltre 20mila copie di tiratura una delle testate specialistiche nazionali di maggior diffusione nel settore odontoiatrico.

 

 

 

 

 

Un odontoiatra controcorrente

di Pierluigi Altea

“È Carlo Poggio, classe 1968. Figlio d’arte, esercita la libera professione nel cuore di Milano, a pochi passi dal Duomo. Si definisce un odontoiatra di vecchio stampo, grazie agli insegnamenti del padre e al suo status di socio attivo di tre importanti società scientifiche odontoiatriche (Aiop, Sido e Sidp). Nella sua storia la ricetta per restare sul mercato con successo, nonostante la crisi.
 

Della sua infanzia ricorda con piacere i momenti trascorsi nello studio del papà. Era un luogo bello, divertente proprio com’è suo padre che, ancora oggi, a 86 anni, quando un suo paziente glielo chiede, torna a vestire i panni del dentista. È questa la vera ragione della scelta professionale intrapresa da Carlo che a 18 anni era indeciso: in realtà, avrebbe voluto fare l’ingegnere, ma quelli che conosceva, racconta, gli sembravano poco brillanti e anche un po’ tristi, soprattutto se paragonati al padre, di qui la decisione di seguire le orme paterne. Nel 1992 si laurea in Odontoiatria e Protesi Dentaria con lode presso l’Università degli Studi di Milano. Dopo alcuni anni dedicati alla ricerca di base nel campo della crescita cranio-facciale, presso lo stesso Ateneo consegue il Dottorato di Ricerca in Anatomia (1996) e la specializzazione in Ortognatodonzia con lode (1999). Inizia così a esercitare la professione nello studio del padre, ma contemporaneamente segue diversi corsi clinici biennali in parodontologia con il Dottor Gianfranco Carnevale, in protesi con il Dottor Gianfranco Di Febo, in ortodonzia con i Dottori Roth, Williams e Cocconi. Dal 2007 esercita la libera professione nel suo nuovo studio, nel centro di Milano, a pochi passi dal Duomo, dedicandosi al trattamento riabilitativo protesico di pazienti con condizioni complesse e necessità interdisciplinari.

Ė socio attivo di tre importanti società scientifiche odontoiatriche, l’Accademia Italiana di Odontoiatria Protesica (AIOP), la Società Italiana di Ortodonzia (SIDO) e la Società Italiana di Parodontologia e Implantologia (SIdP). Dal 2009 fa parte del Consiglio Direttivo dell’AIOP, dal 2014 del Consiglio Direttivo del CIC. Nel 2010 ha fatto parte delle Commissioni Ministeriali per la realizzazione delle Raccomandazioni Cliniche in Protesi e in Gnatologia.

Dal 2000 al 2012 è stato Professore a contratto di Terapie Interdisciplinari presso la Scuola di Specializzazione in Ortognatodonzia dell’Università degli Studi di Milano diretta dal Professor Salvato. Dal 2009 è Adjunct Assistant Professor presso il Department of Prosthodontics, Eastman Oral Health Institute,University of Rochester (NY). Dal 2009 è membro dell’Oral Health Group della Cochrane Collaboration. Ha svolto attività di referee per le riviste Clinical Oral Implants Research, Progress in Orthodontics e per la Cochrane Review. Nel 2003 e nel 2005 ha vinto il Premio Nazionale SIDO per la miglior comunicazione orale clinica. Ha tenuto seminari presso le università di Milano, Bologna, Pisa, Basilea, Manchester, Nizza, Harvard. Autore di oltre 30 articoli su riviste peer-reviewed con IF e 60 articoli e abstract congressuali su altre riviste, poche settimane fa è stato tra i relatori, l’unico italiano, dell’86° Congresso dell’American Prosthodontic Society, tenutosi lo scorso febbraio a Chicago.

Il prossimo 3 ottobre, a Milano, invece, parteciperà al convegno “L’odontoiatria orientata al paziente. L’importanza del team”, organizzato da Il dentista moderno: una ragione in più per incontrarlo.

Dottor Poggio si è mai pentito di non essere diventato ingegnere?
No, anche se inizialmente qualche dubbio mi venne perché alla fine degli anni ’80 il corso di laurea in Odontoiatria mostrava molte lacune, soprattutto sui contenuti tecnici. Poi, però, per fortuna, incontrai il professor Ferrario dell’Istituto di Anatomia: con lui realizzai la mia tesi di laurea e conseguii il dottorato di ricerca. Fu un’esperienza davvero utile, perché lavorando con una persona molto razionale, ho imparato un metodo di studio e di lavoro con un approccio altrettanto razionale ai problemi.
Cosa le ha insegnato invece suo padre di questa professione?
Innanzitutto lo spirito, ma anche l’idea, forse un po’ fuori moda, di una dedizione alla professione di vecchio stampo, basata sulla formazione, oltre che sul rapporto personale con i pazienti, su come creare un legame di fiducia anche attraverso piccoli gesti. I miei pazienti, ad esempio, hanno tutti il mio numero di telefono personale: è un segno di attenzione molto apprezzato perché autentico.
Quando ha iniziato ad appassionarsi davvero all’odontoiatria?
Quando ho iniziato a esercitarla in modo autonomo, dopo essermi formato adeguatamente. In quanto figlio d’arte, rispetto ai miei coetanei ho avuto il vantaggio di potermi dedicare con maggior agio a questo aspetto. Poi, ho avuto anche la fortuna di crescere in un ambiente stimolante sotto questo profilo, perché all’età di 5 anni ho iniziato a frequentare con mio padre i congressi di ortodonzia di mezzo mondo. Dopo la laurea, il mio interesse si è concentrato sull’ortodonzia e sull’implantologia, ma lavorando nello studio di mio padre, insieme a mia sorella specialista in protesi e mio cognato in parodontologia, ho avuto anche la possibilità di confrontarmi con queste altre discipline. Poi, alla fine degli anni ’90 mia sorella si trasferì nel Veneto insieme a suo marito e io mi ritrovai nelle condizioni di dover operare autonomamente, dato che mio padre comunque stava riducendo la sua attività. A quel punto mi sono concentrato sulla protesi, la disciplina che permette di gestire un trattamento nella sua complessità, praticando però anche tutte le altre branche dell’odontoiatria. Mi sono appassionato a questo lavoro quando ho iniziato a gestire casi clinici complessi, quelli che richiedono creatività per trovare le giuste soluzioni.
Nel 2007, alla vigilia della crisi economica, ha aperto lo studio in cui esercita tutt’oggi, nel centro di Milano: dunque si riesce a lavorare anche nei periodi di crisi?
Sì, nonostante le difficoltà che senza dubbio esistono, tuttavia il mio ottimismo mi spinge a credere che nella vita, se ci si mette di impegno, qualcosa si riesce a realizzare. D’altronde, lo vedo anche nei colleghi che come me si sono affermati in questi ultimi anni. La cosa importante è essere capaci e affidabili. Poi, è giusto che esista la concorrenza, anche se nel mondo sanitario la troppa competizione, soprattutto se basata prevalentemente sul prezzo, può andare a discapito del paziente che per risparmiare si rivolge ai centri low-cost, senza avere la consapevolezza del fatto che sovente di lì a qualche anno dovrà sottoporsi nuovamente ad altre cure di migliore qualità, vanificando il risparmio presunto.
Milano è un crocevia di storie e di interessi: chi sono i suoi pazienti?
In realtà, sono persone di tutte le estrazioni sociali, anche se non mancano illustri personaggi della cultura e dell’imprenditoria. Ma la soddisfazione più bella è quella di curare intere famiglie alla loro terza generazione: una tradizione inaugurata da mio padre che io cerco di portare avanti con la stessa dedizione.
E i pazienti stranieri, invece….
Negli ultimi anni sono arrivati, ad esempio russi, persone che solitamente hanno problemi legati a una cattiva odontoiatria e che ora hanno tempo, possibilità e mezzi economici per curarsi: per questo chiedono di poterlo fare nel miglior modo possibile.
Quanto è importante per un libero professionista la formazione?
Ė fondamentale. Lo è stata per me e continua a esserlo, e lo è per le nuove generazioni. Oggi ho la fortuna di partecipare a corsi e convegni come relatore, in Italia, ma anche all’estero. Poche settimane fa, ad esempio, sono stato negli Stati Uniti, ospite dell’86° Congresso dell’American Prosthodontic Society: unico italiano invitato a parlare. È stata una grande soddisfazione personale, ma anche per l’odontoiatria italiana, molto apprezzata all’estero per il livello scientifico di cui è espressione, oltre che per i risultati estetici di cui è capace.
A proposito di formazione,di cosa parlerà il prossimo 3 ottobre a Milano, al convegno organizzato da Il dentista moderno?
Presenterò una relazione dal titolo, “La riabilitazione protesica dei casi complessi: il protocollo d’intervento”, dove cercherò di spiegare quando è conveniente adottare un approccio multidisciplinare, ma soprattutto come attuarlo perché sia davvero vantaggioso per il paziente.
Cosa si aspetta dal futuro?
Non lo so. In questo momento è davvero difficile fare previsioni. Ogni giorno amici, colleghi e pazienti raccontano di una realtà sempre più complicata. Speriamo in una ripresa dell’economia. Per contro, mi tranquillizza l’idea che, tutto sommato, noi odontoiatri abbiamo il vantaggio di avere nelle nostre mani una professione che può essere esercitata ovunque, in qualunque angolo del mondo. Forse questa consapevolezza può esserci utile per affrontare il presente e progettare meglio anche il nostro futuro.”

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Intervista DM 2014 pag2

Commenti

  1. È bello vedere professionisti tanto attaccati al loro mestiere e soprattutto così attenti ai pazienti, alle loro necessità. Ho aspettato tanti anni per curare la mia malocclusione perché soffrivo di ansia e imbarazzo rispetto all’idea di portare l’apparecchio fisso per i denti. Se alla fine ci sono riuscita è perché il mio dentista mi ha saputa guidare e consigliare nel modo migliore. Dentisti vicini ai problemi di paura e vergogna e un buon apparecchio linguale, possono fare tanto. 🙂

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