“Dentisti ladri” (o forse no). Tre cattive notizie e una buona.

Nei giorni scorsi siamo (la mia categoria) finiti sui giornali spesso. La discussione in Parlamento di emendamenti vari relativi al settore ha dato via libera all’espressione sui media di un’immagine della categoria in verità piuttosto negativa (“lobby”, “casta”, “nemici del mercato”, “nemici della salute”). Indubbiamente “cattivi”.

Di fronte ai “cattivi” i “buoni” rappresentati da investitori che nel nome del mercato con pagine acquistate sui giornali si sono posti come i difensori della salute dei pazienti. La polarizzazione di “buoni” e “cattivi” diventa molto marcata leggendo ad esempio i commenti online agli articoli dei quotidiani, dove rapidamente i termini diventano offensivi.

“Dentisti ladri” è capitato di leggere, (nonostante ogni critica sulla malasanità è difficile leggere ad esempio “medici ladri”).

Ieri coincidenza vuole prima due notizie di cronaca (nera) sul mondo dell’odontoiatria con altri potenziali “cattivi”, strano ma vero non dentisti. In serata poi ancora dentisti alla ribalta su Le Iene.

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La prima notizia: arresti in Lombardia per corruzione nella realizzazione di strutture odontoiatriche private convenzionate con la Regione (400 milioni di euro di affari). La seconda: arresto in Spagna del fondatore e proprietario della catena multinazionale Vitaldent (500 milioni di euro di fatturato) con un buon numero di suoi collaboratori, per frodi di natura fiscale e finanziaria e ipotesi di riciclaggio di denaro.

Copia di dentisti ladri 2

In serata per chiudere il servizio su Italia 1, praticamente un “publiredazionale” su un centro odontoiatrico croato con affermazioni surreali sulla biologia, tra l’altro del tutto prive di contraddittorio. Nessun accenno ad esempio al tema della sostanziale impossibilità di tutela medico legale per i pazienti per terapie condotte in quelle situazioni, ne al ruolo di prevenzione/terapia di mantenimento, che ovviamente per terapie che si vogliono complete in 2-3 appuntamenti non devono essere nominate, pena insinuare nel potenziale paziente il dubbio che una terapia non sia “per sempre” come un diamante comprato scontato, ma richieda controlli e integrazione biologica.

Al di là degli sviluppi  (accertamenti di colpe etc.) le due notizie e lo “spot pubblicitario” sono utili per un ragionamento semplice: la relazione economica dentista paziente è sempre potenziale fonte di problemi.

I costi elevati del nostro lavoro (soprattutto quando si privilegia la qualità) sono spesso di difficile comprensione per il paziente (e questo è certamente anche un problema di scarsa capacità di comunicazione del valore della cura da parte della categoria).  Il servizio delle Iene, pur nella sua evidentemente finta ingenua univocità lo conferma. Ma ogni volta che un anello in più si aggiunge alla già delicata catena economica dentista-paziente il rischio concreto è in definitiva si aggiungano ulteriori elementi di possibile problema economico. Inspiegabili e miracolosi tagli di costi spesso sembrano nascondere altro. Omissioni sulla biologia e sulla prognosi nei casi più semplici come Le Iene. Quando i valori in gioco sono elevati, come nel caso di appalti pubblici per molti milioni di euro o di aziende di dimensione internazionale il rischio concreto è quello di imbattersi vera e propria delinquenza, corruzione, riciclaggio di denaro.

Non la battuta squalificante, offensiva, fastidiosa ma pur sempre evidentemente battuta “dentista ladro”, ma delinquenza reale e, come per ogni “economia di scala” che si rispetti, su scala importante. Forse  i “cattivi” non siamo noi.

Ma c’è stato spazio anche per una buona notizia e delle speranze: proprio ieri in quanto socio AIOP (Accademia Italiana di Odontoiatria Protesica)  ho ricevuto il materiale divulgativo relativo al servizio che AIOP offre in collaborazione con Altroconsumo, una fra le principali associazioni di consumatori italiane.

Altroconsumo ha riconosciuto in AIOP la stessa chiarezza di intenti e desiderio di trasparenza che da anni ne fa un riferimento importante del settore. Il servizio “Chiedi al dentista” si propone innanzitutto di dare informazione corretta a pazienti sempre più spesso disorientati in un panorama di offerte come abbiamo purtroppo constatato dai contorni spesso poco chiari.

Se la catena migliore è la più corta, ovvero il paziente e il suo dentista, probabilmente l’alleanza migliore è la più diretta: associazioni scientifiche odontoiatriche che fanno della buona scienza la loro bussola e associazioni di cittadini che fanno del buon diritto la loro bussola. Chiarezza per chiarezza, liberi gli uni, liberi gli altri, qualità per qualità.

Dentisti e pazienti, nessun altro, questa la buona notizia. Noi continuiamo così.

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Liberalizzazioni dentisti e pensieri in libertà

In questi giorni fioccano articoli che parlano di liberalizzazioni dentisti e dintorni su tutti i quotidiani nazionali. La maggior parte degli articoli sono ovviamente critici relativamente all’azione intrapresa da ANDI (Associazione Nazionale Dentisti Italiani) in senso lobbystico per condizionare la proprietà delle catene di studi odontoiatrici. Ho già espresso la mia contrarietà a quest’azione dall’evidente ricaduta negativa su tutta la categoria. In sintesi il punto non è dove le terapie vengano effettuate, se in un “negozio odontoiatrico” su strada appartenente ad una catena creata da un finanziatore non odontoiatra che cerca profitto investendo in sanità piuttosto che in un più classico studio professionale appartenente ad un singolo dentista. Il vero punto è la qualità della prestazione erogata e l’esistenza di meccanismi di controllo e sanzione a tutela dei cittadini per quegli operatori sanitari che non rispondessero a livelli minimi di adeguatezza. Questo è il vero interesse dei cittadini.

Purtroppo azioni grossolane di lobby di questo genere gettano ulteriore discredito sulla nostra categoria.

Quello che però è assolutamente irritante è il fatto che in molti degli articoli pubblicati non ci si limiti ad un’oggettiva analisi della realtà ma si condisca il tutto di evidenti inesattezze sul mondo dell’odontoiatria.

dentisti politica

Un recente articolo su Il Foglio da parte del presidente della Adam Smith Society italiana, l’Avv. Alessandro De Nicola è un esempio interessante di “pensieri in libertà” sulla mia categoria.

Scritto a nome di una società che fa del “free thinking” il suo motto è un vero peccato che nella traduzione italiana in questo caso più che di “pensiero libero” si tratti di “pensieri in libertà” cioè privi di riscontri concreti. L’articolo critica un’iniziativa che come ho già espresso considero errata (emendamenti ANDI) ma lo fa fornendo una serie di inesattezze prive di riscontro.

La prima inesattezza è l’affermazione che “…l’Università, pur avendo disponibilità più ampia ..” produca troppi pochi laureati. Purtroppo per varie ragioni complesse le strutture universitarie italiane in ambito odontoiatrico sono carenti, troppe sedi inadeguatamente strutturate, la media di tirocinio clinico effettuata dagli studenti è al di sotto degli altri paesi europei. Pensare che con le stesse strutture la disponibilità possa essere più ampia è non conoscere la realtà. L’Autore fa probabilmente riferimento ad una segnalazione dell’Antitrust al Parlamento nel 2009 relativamente alla gestione del numero chiuso. In quella segnalazione l’Antitrust faceva riferimento a dati del 2003-2004 del Ministero dell’Università (12 anni fa). Ora è evidente a chi abbia mai frequentato una qualunque struttura odontoiatrica universitaria italiana che i numeri a cui fa riferimento quel dato sono al di là dell’obsoleto numeri artefatti per ragioni varie. L’Autore tralascia del tutto casualmente i dati relativi al numero di studenti in Italia rispetto al resto d’Europa, così come il rapporto tra numero di esercenti odontoiatria e popolazione, dati che vedono l’Italia tra le nazioni europee con il rapporto più sfavorevole. Addirittura più avanti cita come numero complessivo di odontoiatri 23000. Questo è inesatto, gli abilitati sono almeno 60mila, gli esercenti presumibilmente 40mila. Numeri a vanvera usati contro di noi. La seconda inesattezza è che le strutture “sono sotto stretta sorveglianza delle ASL”. Le ASL non effettuano su centri e catene sorveglianza differente da quella che fanno su qualsiasi studio privato, ed in ogni caso questa sorveglianza è molto scarsa. La terza inesattezza è che l’indagine di Altroconsumo affermi che “La qualità, ovviamente, non può essere diversa, perché ad operare son sempre odontoiatri”. L’indagine di Altroconsumo del 2013 non fa affermazioni di alcun genere riguardo alla qualità in quanto non prende in considerazione nessun dato qualitativo ma solo prezzi. L’Autore su mia richiesta di precisazione relativamente a questi specifici aspetti afferma di “fornire molti dati” ma in realtà non supporta nessuna di queste affermazioni.

Al di là delle inesattezze in sostanza l’articolo è semplicemente militante nel senso di  indicare una superiorità qualitativa delle prestazioni erogate presso catene di studi rispetto a singoli professionisti. Questo è del tutto strumentale. Tanta animosità e livore contro la categoria avrà certamente una spiegazione, al momento a me ignota.

Dimenticavo, in uno scambio di tweet con l’Autore, dopo risposte sue scortesi ed offensive rispetto a domande mie precise sui contenuti,  ha risolto offendendomi, per bloccarmi subito dopo.

Niente male per un alfiere del “free thinking”.

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Se un sedicente liberale blocca un interlocutore sui contenuti qualche dubbio sulle reali motivazioni all’origine delle argomentazioni esposte comincia a venire.

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Se i dentisti fanno lobby (male)

Recentemente i giornali si stanno occupando di tematiche odontoiatriche affrontate a livello parlamentare. Non accade spesso che i nostri pazienti leggano della nostra categoria sui quotidiani. Ieri un paziente giornalista mi ha portato un ritaglio della Stampa dove era descritta una vera e propria “lobby dei dentisti” a tutela degli interessi di corporazione contro le liberalizzazioni, e nel darmelo mi ha amichevolmente preso in giro.

Giorni fa la stessa immagine di “lobby dei dentisti” contro l’interesse dei pazienti è stata descritta da Il Fatto Quotidiano.  Anche Sole 24 Ore prende posizione critica verso la categoria.

Oggi il presidente di una delle più grosse associazioni di categoria (semplificando potremmo dire “la CGIL dei dentisti”) cerca di riprendere in mano la situazione, evidentemente sfuggita di mano dal punto di vista mediatico, indicando la ricerca della tutela dei pazienti come motivo principale alla base degli emendamenti a leggi in discussione, anziché la difesa di interessi sindacali o corporativi. Leggendo i commenti online di utenti (o cittadini, o meglio ancora in definitiva pazienti) purtroppo la constatazione immediata è una: la credibilità della categoria è straordinariamente bassa. Sappiamo che gli italiani si fidano del proprio dentista: molte statistiche ci dicono che il dentista è una figura individuale rispettata. Dunque da un lato c’è una fiducia personale, ma dall’altro c’è una forte sfiducia e diffidenza sulla categoria in quanto tale.

Il problema di credibilità è purtroppo evidente. Da dentista osservatore e tal volta attore in vari ambiti professionali, da quello culturale scientifico a quello organizzativo istituzionale a quello accademico provo a dare una interpretazione personale (dunque certamente fallace e alterata dalla mia storia).

La perdita di credibilità è il prezzo inevitabile che si paga quando si rinuncia alla qualità.

Leggere su la Stampa che la lobby dei dentisti in parlamento va contro l’interesse dei pazienti è fastidioso per me, ma leggere il presidente di un “sindacato di dentisti” che scrive di agire in difesa della salute dei pazienti anziché degli interessi dei dentisti è ancora più fastidioso, soprattutto dopo aver osservato negli anni il continuo negare nei fatti e nelle azioni concrete quell’interesse alla salute dei pazienti che oggi si richiama contro investitori non dentisti ormai già largamente presenti nel mercato.

Non nascondiamoci dietro un dito: oggi si da addosso a catene low cost e viaggi all’estero come causa di danni iatrogeni, come se fino all’altro giorno l’odontoiatria italiana fosse ovunque fatta di purezza e perfezione. L’odontoiatria italiana è eccellente e ogni volta che ho occasione di confrontarmi all’estero con colleghi di tutto il mondo realizzo quanta reputazione qualitativa abbiamo come clinici professionisti. Ma da decenni capita di vedere terapie pregresse anche recentissime prive di senso, livelli qualitativi evidentemente troppo bassi, assenza di chiarezza nei preventivi riferiti da pazienti che cercano comprensibilmente in più studi una risposta alle loro esigenze.

La cattiva qualità in odontoiatria esiste da prima del low cost, da prima dei viaggi all’estero e da prima degli investitori non istituzionali. Punto. Chi dice il contrario lo fa in difesa di uno status quo o di un interesse corporativo.

La buona qualità e l’eccellenza clinica esistono da decenni in Italia e continuano ad esistere. Da li si deve semmai ripartire.

Difendere qualsiasi  dentista anche se fa un cattivo lavoro perché è iscritto all’albo o a un sindacato di categoria e allo stesso tempo dare addosso a investitori appellandosi alla tutela della salute del paziente semplicemente non è  credibile.

Il “posto fisso” di Checco Zalone per anni nel nostro campo è stato lo “status fisso” di una categoria ampia e complessa, al cui interno i pazienti hanno sempre riconosciuto e premiato lo sforzo individuale al servizio della loro salute, nelle terapie più sofisticate come in quelle più semplici.

Un paio di mesi fa l’associazione professionale più rappresentativa nel campo dell’odontoiatria protesica, AIOP (Accademia Italiana di Odontoiatria Protesica) in totale trasparenza ha incontrato associazioni di consumatori e giornalisti per un’analisi delle aspettative e dei desideri dei pazienti. In un percorso di comunicazione avviato con la collaborazione con Altroconsumo, la più importante associazione di consumatori,  è nata tra le altre cose in modo del tutto spontaneo e trasparente un’iniziativa indipendente di natura politica concretizzata in un emendamento alla legge di Stabilità 2016 che chiedeva semplicemente di innalzare la soglia di detraibilità delle spese odontoiatriche al 50%.

Al di là del destino politico di questa trasparente iniziativa la cosa più sorprendente sono stati i “maldipancia” che tale fatto ha creato in varie sedi rappresentative della nostra professione. Quasi che promuovere un trasparente interesse dei pazienti fosse un danno ai dentisti. Quasi che dialogare con i pazienti e le associazioni di consumatori non sia nell’evidentissimo diritto di una società che per statuto si pone il compito primario della promozione della salute orale nella popolazione italiana.

E’ del tutto ovvio che una società scientifica per quanto grande non abbia potere di condizionare le istituzioni, e che episodi di questo genere ancorché supportati da tutta la forza della spontaneità e dell’incontrarsi di interessi reciproci quali quelli di pazienti informati ed operatori sanitari volenterosi, resteranno chiaramente episodi. Ma tutto questo movimento di emendamenti sui quotidiani dice chiaramente che come categoria se veramente crediamo alla qualità per l’interesse del paziente l’ultima cosa di cui abbiamo bisogno sono rappresentanti e lobbysti che in definitiva ci fanno finire sulle pagine dei quotidiani per gettare ancor più discredito sulla nostra credibilità come professionisti.

Abbiamo bisogno di presenze istituzionali etiche che portino avanti messaggi di salute supportati da azioni concrete nell’ottica della qualità nell’interesse della salute complessiva. Questa è la strada che stanno percorrendo le società scientifiche più responsabili che come AIOP o come SIdP (Società Italiana di Parodontologia e Implantologia) si mettono in dialogo diretto con i cittadini/pazienti con iniziative nell’interesse della promozione anziché in difesa di uno status quo. Abbiamo tutti bisogno di società scientifiche forti e autonome, chiaramente schierate per la qualità e la promozione della salute.

Solo così quella fiducia che i pazienti riferiscono alla persona del loro curante potrà riversarsi nella fiducia in una categoria, anziché come è stato in questi giorni, il discredito della categoria ricadere dalle pagine dei giornali sui singoli professionisti.

Dentisti e Cassazione

Dentisti e Cassazione

Dentisti e Cassazione: ovvero non capita tutti i giorni di leggere che la Corte di Cassazione si occupi di dentisti.

La scorsa settimana è comparsa sui giornali la notizia che la Corte ha deliberato sulla responsabilità per il dentista che effettui terapie a carico di un paziente anche delle terapie preesistenti al proprio intervento. In altre parole il dentista che esegue un trattamento (tipicamente terapie protesiche) deve valutare, informare ed eventualmente proporre terapie aggiuntive dove lo stato dei trattamenti esistenti potesse creare problemi alle nuove terapie. Un esempio banale: la realizzazione di una corona protesica su un dente precedentemente devitalizzato.

La notizia si presta ad un paio di considerazioni:

  • in un’ottica di approccio globale alla salute orale, come quella che da sempre perseguiamo presso lo Studio Poggio, la sentenza non aggiunge nulla ad una prassi consolidata di valutazione globale, e programmazione delle terapie in accordo con il paziente informato, il miglior alleato che un medico possa avere per il successo della terapia.
  • in un ottica strettamente legale il rischio concreto è che in una rincorsa alla “difesa” del medico da eventuali contestazioni una sentenza di questo tipo porti ad un aumento di terapie molto radicali (estrazione, sostituzione implantare anche dell’intera arcata). Terapie assolutamente valide in moltissime situazioni, ma che rischiano di essere spinte da clinici più inclini a tutelarsi legalmente che a scegliere il tipo di trattamento più ragionevole e valido per il singolo paziente. La “medicina difensiva” (eseguire esami o procedure puramente a tutela del medico in caso di contestazione) rischia in questo caso di sfociare in una “odontoiatria aggressiva”.

In altre parole chi presta già la massima attenzione alla salute orale ed alla riuscita a lungo termine delle terapie non aspetta che sia un’aula di tribunale a istruirlo sui fattori di rischio del trattamento e sulla corretta e trasparente informazione al paziente dei pro e contro di ogni scelta di terapia, mentre per chi prestasse prevalentemente attenzione alla redditività dei trattamenti eseguiti una sentenza in un aula di tribunale potrà diventare uno strumento in più per spingere su maggiori ricavi.

Probabilmente la qualità in odontoiatria non viene dalle aule di tribunale.

 

Il miglior dentista: come si fa a trovarlo?

“Dottore, ho letto su Google che lei è il migliore in Italia!”: iniziare una Prima Visita con un Paziente favorevolmente predisposto nei confronti del Professionista aiuta ad instaurare un rapporto importante e difficile come quello necessario per la buona riuscita di una terapia, ma certo un esordio così crea imbarazzo.

miglior dentista

Google offre una risposta a qualunque domanda, e come poi ho verificato la paziente aveva a suo modo ragione: facendo la ricerca “il migliore dentista d’Italia” algoritmi complessi tiravano fuori nelle primissime righe il mio nome (quel giorno e da Milano, ovviamente per i complessi criteri di geolocalizzazione con cui funziona Google).

Risposta esatta dunque? Google ha sempre ragione? In realtà è la domanda che è sbagliata.

Può davvero esistere un “migliore”?

Certo ogni paziente desidera e spesso è convinto di aver incontrato “il migliore” cui affidare la propria salute in ogni campo della medicina ed ovviamente l’odontoiatria non fa differenza.

Talvolta con il titolo “I Migliori” quotidiani o periodici pubblicano allegati o numeri speciali in cui elencano i cosiddetti migliori nei vari campi della medicina: non vorrei deludere nessuno svelando un classico segreto di Pulcinella, ma di consueto questi numeri speciali sono preparati alcuni mesi prima contattando elenchi di specialisti e chiedendo qualche migliaio di euro per comparire nello “speciale”. L’ultima volta che mi è stato proposto la richiesta era da 4000 a 8000 euro a seconda di una o due pagine. Gentilmente ho declinato “l’onore” di essere incluso.

Allora esiste o no e se si come si trova il dentista migliore?

Quando ero bambino almeno per me era scontato ne esistesse uno più bravo di tutti ed era ovviamente il mio papà  e per un bambino era bello credere ad un mondo così semplice.

Negli anni ho avuto la fortuna ed il piacere di conoscere decine di eccezionali dentisti italiani e stranieri, prima maestri, poi colleghi, e più ho approfondito i rapporti umani e professionali più ho compreso e apprezzato profondamente di alcuni la capacità di diagnosi, di altri l’eccezionale manualità, di altri ancora l’ampiezza di esperienza e competenze, di altri l’iperspecializzazione, la competenza scientifica, la capacità di empatia con il paziente e molte altre qualità. Il punto è che banalmente non esiste un’unica scala su cui misurare un professionista, ma ovviamente più di una, e dunque è del tutto impossibile definire un “migliore”.

Ma allora non esistendo in odontoiatria un equivalente del ranking ATP per i tennisti cambiando un po’ la domanda:

Come cercare se non “il migliore” quantomeno “quelli bravi”? 

Partiamo da un presupposto: l’odontoiatria italiana nelle sue migliori espressioni è generalmente riconosciuta nel mondo essere ad un livello qualitativo molto elevato. Come in ogni campo poi anche qui troviamo stratificazioni di competenza ed esperienza.

A grandi linee in Italia esistono circa 60mila professionisti abilitati a esercitare la professione di dentista: è facile segmentare questo “piccolo mondo” in differenti fasce. Di questo grande gruppo poco più della metà sono quantomeno iscritti ad una delle due associazioni cosiddette di categoria o sindacali, ovvero ANDI e AIO, è semplice reperire gli elenchi di dentisti iscritti a queste due associazioni. Questa iscrizione testimonia quantomeno un’attività odontoiatrica con un livello minimo di aggiornamento. E’ un possibile primo criterio di valutazione, parliamo di circa 30mila professionisti, uno su due del numero totale di dentisti, un po’ troppo poco selettivo per dire che sono tutti bravi.

Stringendo un po’ di più il cerchio sappiamo che esistono grosso modo 10mila dentisti iscritti ad una o più società scientifiche odontoiatriche. In Italia esistono varie  società scientifiche che in genere raggruppano e promuovono l’aggiornamento nelle varie discipline come la protesi, l’ortodonzia, la parodontologia, l’implantologia, l’endodonzia, la conservativa, etc.

Le più importanti società per autorevolezza, rigore e rappresentatività scientifica sono tutte rappresentate da un organismo di coordinamento, il Comitato Italiano di Coordi­namento delle Società Scien­tifiche Odonto­sto­ma­to­logiche (CIC). In modo molto semplice sul sito del CIC è possibile trovare links ai siti delle Società Scientifiche e su ognuno di questi possono essere facilmente trovati gli elenchi dei soci. In questo caso parliamo di circa uno su sei del totale dei dentisti nazionali.

Per avvicinarci di più al vertice della professione all’interno di questo gruppo di iscritti alle società scientifiche possiamo poi trovare qualche centinaia di dentisti che sono “Soci Attivi” delle stesse. Cosa vuol dire essere “Socio Attivo” di una società scientifica? Varie cose, ma soprattutto vuol dire essere stato giudicato per le competenze cliniche sostenendo e passando un vero e proprio esame generalmente molto selettivo e limitato ad un’area di specializzazione.

Sui siti delle maggiori società scientifiche sono di norma ben evidenziati gli elenchi dei professionisti che si possono fregiare della qualifica di Socio Attivo nelle varie aree di competenza. Siamo a meno di uno su sessanta del totale di professionisti odontoiatri.

Affidandosi ad un socio attivo di prassi il paziente sa di poter contare su di un sanitario che si dedica alla specializzazione della società cui è iscritto con passione e competenza e la esercita ad un livello di eccellenza. La risposta alla domanda “chi sono i dentisti più bravi” a mio parere la troviamo li.

Per tutte le altre domande c’è Google….

Tra i “50 World’s Top Presenters” al DentalXP Symposium in Florida

Il 18-21 giugno il dr. Carlo Poggio presenterà una relazione al DentalXP Global Symposium. DentalXP è il più importante sito online di formazione odontoiatrica al mondo. Oltre 125mila iscritti alla piattaforma digitale da più di 150 nazioni seguono le attività di formazione e le conferenze online tenute da un numero selezionato di esperti di fama internazionale, gli Xperts. I temi della formazione riguardano tutte le branche specialistiche dell’odontoiatria, dall’ortodonzia alla protesi passando per parodontologia, implantologia, endodonzia, conservativa, chirurgia orale. Molta attenzione è dedicata ai trattamenti interdisciplinari ed alla gestione multidisciplinare delle situazioni orali più complesse. Ampie parti sono relative ai trattamenti estetici ed alle riabilitazioni protesiche più complesse.

Il Symposium vede quest’anno la partecipazione di 50 clinici da tutto il mondo in qualità di relatori. Il dr. Poggio presenterà una conferenza relativa alla gestione dell’occlusione nelle terapie interdisciplinari complesse con protesi su impianti e nei trattamenti multidisciplinari estetici. Il Symposium si svolgerà in Florida. Il dr. Poggio è uno dei relatori europei fra i “50 World’s Top Presenters” del Symposium 2014

“Un odontoiatra controcorrente”

Intervista DM1Intervista DM2Intervista DM1Il numero di Aprile 2014 de “Il Dentista Moderno” riserva un’intervista al dr. Carlo Poggio.

Il Dentista Moderno è con oltre 20mila copie di tiratura una delle testate specialistiche nazionali di maggior diffusione nel settore odontoiatrico.

 

 

 

 

 

Un odontoiatra controcorrente

di Pierluigi Altea

“È Carlo Poggio, classe 1968. Figlio d’arte, esercita la libera professione nel cuore di Milano, a pochi passi dal Duomo. Si definisce un odontoiatra di vecchio stampo, grazie agli insegnamenti del padre e al suo status di socio attivo di tre importanti società scientifiche odontoiatriche (Aiop, Sido e Sidp). Nella sua storia la ricetta per restare sul mercato con successo, nonostante la crisi.
 

Della sua infanzia ricorda con piacere i momenti trascorsi nello studio del papà. Era un luogo bello, divertente proprio com’è suo padre che, ancora oggi, a 86 anni, quando un suo paziente glielo chiede, torna a vestire i panni del dentista. È questa la vera ragione della scelta professionale intrapresa da Carlo che a 18 anni era indeciso: in realtà, avrebbe voluto fare l’ingegnere, ma quelli che conosceva, racconta, gli sembravano poco brillanti e anche un po’ tristi, soprattutto se paragonati al padre, di qui la decisione di seguire le orme paterne. Nel 1992 si laurea in Odontoiatria e Protesi Dentaria con lode presso l’Università degli Studi di Milano. Dopo alcuni anni dedicati alla ricerca di base nel campo della crescita cranio-facciale, presso lo stesso Ateneo consegue il Dottorato di Ricerca in Anatomia (1996) e la specializzazione in Ortognatodonzia con lode (1999). Inizia così a esercitare la professione nello studio del padre, ma contemporaneamente segue diversi corsi clinici biennali in parodontologia con il Dottor Gianfranco Carnevale, in protesi con il Dottor Gianfranco Di Febo, in ortodonzia con i Dottori Roth, Williams e Cocconi. Dal 2007 esercita la libera professione nel suo nuovo studio, nel centro di Milano, a pochi passi dal Duomo, dedicandosi al trattamento riabilitativo protesico di pazienti con condizioni complesse e necessità interdisciplinari.

Ė socio attivo di tre importanti società scientifiche odontoiatriche, l’Accademia Italiana di Odontoiatria Protesica (AIOP), la Società Italiana di Ortodonzia (SIDO) e la Società Italiana di Parodontologia e Implantologia (SIdP). Dal 2009 fa parte del Consiglio Direttivo dell’AIOP, dal 2014 del Consiglio Direttivo del CIC. Nel 2010 ha fatto parte delle Commissioni Ministeriali per la realizzazione delle Raccomandazioni Cliniche in Protesi e in Gnatologia.

Dal 2000 al 2012 è stato Professore a contratto di Terapie Interdisciplinari presso la Scuola di Specializzazione in Ortognatodonzia dell’Università degli Studi di Milano diretta dal Professor Salvato. Dal 2009 è Adjunct Assistant Professor presso il Department of Prosthodontics, Eastman Oral Health Institute,University of Rochester (NY). Dal 2009 è membro dell’Oral Health Group della Cochrane Collaboration. Ha svolto attività di referee per le riviste Clinical Oral Implants Research, Progress in Orthodontics e per la Cochrane Review. Nel 2003 e nel 2005 ha vinto il Premio Nazionale SIDO per la miglior comunicazione orale clinica. Ha tenuto seminari presso le università di Milano, Bologna, Pisa, Basilea, Manchester, Nizza, Harvard. Autore di oltre 30 articoli su riviste peer-reviewed con IF e 60 articoli e abstract congressuali su altre riviste, poche settimane fa è stato tra i relatori, l’unico italiano, dell’86° Congresso dell’American Prosthodontic Society, tenutosi lo scorso febbraio a Chicago.

Il prossimo 3 ottobre, a Milano, invece, parteciperà al convegno “L’odontoiatria orientata al paziente. L’importanza del team”, organizzato da Il dentista moderno: una ragione in più per incontrarlo.

Dottor Poggio si è mai pentito di non essere diventato ingegnere?
No, anche se inizialmente qualche dubbio mi venne perché alla fine degli anni ’80 il corso di laurea in Odontoiatria mostrava molte lacune, soprattutto sui contenuti tecnici. Poi, però, per fortuna, incontrai il professor Ferrario dell’Istituto di Anatomia: con lui realizzai la mia tesi di laurea e conseguii il dottorato di ricerca. Fu un’esperienza davvero utile, perché lavorando con una persona molto razionale, ho imparato un metodo di studio e di lavoro con un approccio altrettanto razionale ai problemi.
Cosa le ha insegnato invece suo padre di questa professione?
Innanzitutto lo spirito, ma anche l’idea, forse un po’ fuori moda, di una dedizione alla professione di vecchio stampo, basata sulla formazione, oltre che sul rapporto personale con i pazienti, su come creare un legame di fiducia anche attraverso piccoli gesti. I miei pazienti, ad esempio, hanno tutti il mio numero di telefono personale: è un segno di attenzione molto apprezzato perché autentico.
Quando ha iniziato ad appassionarsi davvero all’odontoiatria?
Quando ho iniziato a esercitarla in modo autonomo, dopo essermi formato adeguatamente. In quanto figlio d’arte, rispetto ai miei coetanei ho avuto il vantaggio di potermi dedicare con maggior agio a questo aspetto. Poi, ho avuto anche la fortuna di crescere in un ambiente stimolante sotto questo profilo, perché all’età di 5 anni ho iniziato a frequentare con mio padre i congressi di ortodonzia di mezzo mondo. Dopo la laurea, il mio interesse si è concentrato sull’ortodonzia e sull’implantologia, ma lavorando nello studio di mio padre, insieme a mia sorella specialista in protesi e mio cognato in parodontologia, ho avuto anche la possibilità di confrontarmi con queste altre discipline. Poi, alla fine degli anni ’90 mia sorella si trasferì nel Veneto insieme a suo marito e io mi ritrovai nelle condizioni di dover operare autonomamente, dato che mio padre comunque stava riducendo la sua attività. A quel punto mi sono concentrato sulla protesi, la disciplina che permette di gestire un trattamento nella sua complessità, praticando però anche tutte le altre branche dell’odontoiatria. Mi sono appassionato a questo lavoro quando ho iniziato a gestire casi clinici complessi, quelli che richiedono creatività per trovare le giuste soluzioni.
Nel 2007, alla vigilia della crisi economica, ha aperto lo studio in cui esercita tutt’oggi, nel centro di Milano: dunque si riesce a lavorare anche nei periodi di crisi?
Sì, nonostante le difficoltà che senza dubbio esistono, tuttavia il mio ottimismo mi spinge a credere che nella vita, se ci si mette di impegno, qualcosa si riesce a realizzare. D’altronde, lo vedo anche nei colleghi che come me si sono affermati in questi ultimi anni. La cosa importante è essere capaci e affidabili. Poi, è giusto che esista la concorrenza, anche se nel mondo sanitario la troppa competizione, soprattutto se basata prevalentemente sul prezzo, può andare a discapito del paziente che per risparmiare si rivolge ai centri low-cost, senza avere la consapevolezza del fatto che sovente di lì a qualche anno dovrà sottoporsi nuovamente ad altre cure di migliore qualità, vanificando il risparmio presunto.
Milano è un crocevia di storie e di interessi: chi sono i suoi pazienti?
In realtà, sono persone di tutte le estrazioni sociali, anche se non mancano illustri personaggi della cultura e dell’imprenditoria. Ma la soddisfazione più bella è quella di curare intere famiglie alla loro terza generazione: una tradizione inaugurata da mio padre che io cerco di portare avanti con la stessa dedizione.
E i pazienti stranieri, invece….
Negli ultimi anni sono arrivati, ad esempio russi, persone che solitamente hanno problemi legati a una cattiva odontoiatria e che ora hanno tempo, possibilità e mezzi economici per curarsi: per questo chiedono di poterlo fare nel miglior modo possibile.
Quanto è importante per un libero professionista la formazione?
Ė fondamentale. Lo è stata per me e continua a esserlo, e lo è per le nuove generazioni. Oggi ho la fortuna di partecipare a corsi e convegni come relatore, in Italia, ma anche all’estero. Poche settimane fa, ad esempio, sono stato negli Stati Uniti, ospite dell’86° Congresso dell’American Prosthodontic Society: unico italiano invitato a parlare. È stata una grande soddisfazione personale, ma anche per l’odontoiatria italiana, molto apprezzata all’estero per il livello scientifico di cui è espressione, oltre che per i risultati estetici di cui è capace.
A proposito di formazione,di cosa parlerà il prossimo 3 ottobre a Milano, al convegno organizzato da Il dentista moderno?
Presenterò una relazione dal titolo, “La riabilitazione protesica dei casi complessi: il protocollo d’intervento”, dove cercherò di spiegare quando è conveniente adottare un approccio multidisciplinare, ma soprattutto come attuarlo perché sia davvero vantaggioso per il paziente.
Cosa si aspetta dal futuro?
Non lo so. In questo momento è davvero difficile fare previsioni. Ogni giorno amici, colleghi e pazienti raccontano di una realtà sempre più complicata. Speriamo in una ripresa dell’economia. Per contro, mi tranquillizza l’idea che, tutto sommato, noi odontoiatri abbiamo il vantaggio di avere nelle nostre mani una professione che può essere esercitata ovunque, in qualunque angolo del mondo. Forse questa consapevolezza può esserci utile per affrontare il presente e progettare meglio anche il nostro futuro.”

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Intervista DM 2014 pag2

Berna, 96th Annual Meeting of the Academy of Prosthodontics

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Il 16-17 maggio il dr. Carlo Poggio presenterà una relazione al 96° Congresso della Academy of Prosthodontics. La Academy of Prosthodontics, fondata nel 1918 è la più antica e prestigiosa associazione scientifica in campo protesico. Esclusivamente su invito l’Academy raduna un gruppo selezionato di docenti universitari ed eminenti professionisti nordamericani e di tutto il mondo. Quest’anno per la prima volta il suo congresso si svolgerà fuori dagli Stati Uniti. Il Congresso vedrà la partecipazione di relatori provenienti da Stati Uniti, Svizzera, Germania invitati dal presidente attuale dell’Academy, prof. Hans Peter Weber.

Il dr. Poggio è l’unico relatore italiano dell’International Congress 2014.

 

Chicago, APS 86th Annual Meeting

2014 Chicago APS.001Il dr. Carlo Poggio presenterà una conferenza sul trattamento multidisciplinare nelle condizioni cliniche più complesse all’86mo congresso dell’American Prosthodontic Society, la società americana di protesi.

APS è una delle società scientifiche odontoiatriche statunitensi più prestigiose,  fondata nel 1928 ha una tradizione importante ed ha annoverato fra i suoi membri molti dei più famosi protesisti del secolo.

Il valore di un’ora: la Prima Visita

CORRIERE MILANO dentisti 1Quanto vale un’ora del nostro tempo?

Al di là di situazioni idilliache e fantastiche (per intenderci quelle che “per tutto il resto c’è mastercard”), stiamo parlando del tempo di una consulenza professionale, in un ambito personale e delicato quale la propria salute; di più: parliamo del suo puro valore economico.

Noi del settore questa “consulenza” la chiamiamo da sempre “visita” e, quando è il primo approccio con un paziente, la chiamiamo “Prima Visita”.

Nello Studio Poggio a un paziente che ci consulta per la sua Prima Visita riserviamo un’ora di tempo esclusivo.

Cosa avviene in quell’ora?

Per noi il paziente è un insieme unico

Innanzitutto cerchiamo di raccogliere quante più informazioni possibili sulla storia clinica del nostro paziente, sia considerando la sua salute complessiva, sia entrando nel dettaglio nella valutazione dello stato del suo cavo orale.

Sono informazioni che ci servono perché, alla luce delle sempre più documentate correlazioni tra salute generale e salute della bocca, sono necessarie per una diagnosi corretta e, quindi, spesso fanno la differenza tra una terapia di successo e un trattamento destinato a fallire.

L’esame clinico

Dopo l’anamnesi globale del nostro paziente, procediamo a un esame accurato di tutte le strutture che compongono il sistema masticatorio: denti, gengive, strutture scheletriche, tessuti molli del cavo orale, articolazioni della mandibola, muscolatura.

Un esame accurato di tutte le strutture serve a raccogliere dati, senza limitarsi a tenere in considerazione solo il sintomo indicato dal paziente, certamente importantissimo e, se causa di dolore, da gestire immediatamente, ma potenzialmente solo la punta dell’iceberg.

Ecco perché allo Studio Poggio ci impegnamo ad analizzare tutti i segni clinici dei problemi presenti e prenderne nota.

Ogni “segno clinico” di un problema richiederà una specifica terapia?

Ovviamente no!

Ma una diagnosi specifica assolutamente sì! Questo è tanto più importante quanto più è complessa la situazione che stiamo valutando.

Nelle situazioni a minore complessità, nel valore economico della nostra Prima Visita sono compresi gli esami radiografici di base eventualmente necessari, mentre ulteriori approfondimenti diagnostici saranno prescritti ed indicati per passaggi successivi solo nelle situazioni più complesse.

Per i bimbi?

Nel caso dei bimbi, per l’importanza che attribuiamo alla prevenzione di chi vi sta più a cuore, la Prima Visita comprende un ulteriore appuntamento, che chiamiamo “Prima Lezione di Igiene Orale”, in cui un Igienista (Dottore in Igiene Dentale, specifica Laurea) si prenderà cura di quella che resta la parte più ambiziosa del nostro lavoro: impedire l’insorgere delle malattie; in altre parole, nel vostro e, soprattutto, nel loro interesse, “vincere” la lotta senza nemmeno dover combattere la battaglia.

L’analisi dei dati

I dati raccolti sulla storia clinica saranno uniti ai dati dell’esame clinico ed analizzati tutti insieme per formulare una precisa diagnosi, una prognosi generale e specifica dei singoli elementi, uno o più piani di trattamento.

Dove avviene questa analisi? In un computer? Online su database? La potete fare su Google o con Wikipedia?

Il “luogo” dove tutto questo avviene è… il vostro professionista! La persona che avete scelto, in cui gli studi e le specializzazioni si incontrano con l’esperienza, con il livello di aggiornamento, con la consapevolezza delle capacità cliniche.

Quanto vale? Quanto il valore di un buon libro sull’argomento? Quanto il valore di 10, 100, o mille libri? Quanto il valore del computer su cui effettuate la vostra ricerca su internet per capire chi può risolvere il vostro problema?

Sono risposte difficili, ovviamente, anche impossibili da dare. Solo per analogia, pensate a quanto vale un’ora del tempo di un professionista in generale, un avvocato, un commercialista, un architetto, o pensate a quanto vale il tempo di un cardiologo, di un internista, di un dermatologo. Avete in mente una cifra? Tenetela a mente, per ora, e aggiungete il fatto che, con ognuno di questi professionisti, in linea di massima, la vostra ora sarà trascorsa seduti su di una elegante ma tutto sommato semplice sedia, o su di un semplice lettino da visita, anziché in un contesto che richieda una certa indispensabile dotazione tecnologica. Immaginate di sottrarre quelle spesee e, infine, di pagare il dovuto secondo normativa fiscale vigente.

E dopo la visita?

Raccolti ed analizzati tutti i dati necessari, dedichiamo ogni cura a spiegare e trasferire competenze ed esperienza per esporre cosa, come e perché un certo tipo di trattamento può o meno fare per voi, perché crediamo che il tempo dedicato a comprendere e farsi comprendere sia sempre indispensabile per avviare quella alleanza terapeutica tra medico e paziente che è la sola in grado di permettere il successo nel trattamento delle situazioni più complesse.

Qualcosa vale tutto questo?

Giudicatelo voi.