Se i dentisti fanno lobby (male)

Recentemente i giornali si stanno occupando di tematiche odontoiatriche affrontate a livello parlamentare. Non accade spesso che i nostri pazienti leggano della nostra categoria sui quotidiani. Ieri un paziente giornalista mi ha portato un ritaglio della Stampa dove era descritta una vera e propria “lobby dei dentisti” a tutela degli interessi di corporazione contro le liberalizzazioni, e nel darmelo mi ha amichevolmente preso in giro.

Giorni fa la stessa immagine di “lobby dei dentisti” contro l’interesse dei pazienti è stata descritta da Il Fatto Quotidiano.  Anche Sole 24 Ore prende posizione critica verso la categoria.

Oggi il presidente di una delle più grosse associazioni di categoria (semplificando potremmo dire “la CGIL dei dentisti”) cerca di riprendere in mano la situazione, evidentemente sfuggita di mano dal punto di vista mediatico, indicando la ricerca della tutela dei pazienti come motivo principale alla base degli emendamenti a leggi in discussione, anziché la difesa di interessi sindacali o corporativi. Leggendo i commenti online di utenti (o cittadini, o meglio ancora in definitiva pazienti) purtroppo la constatazione immediata è una: la credibilità della categoria è straordinariamente bassa. Sappiamo che gli italiani si fidano del proprio dentista: molte statistiche ci dicono che il dentista è una figura individuale rispettata. Dunque da un lato c’è una fiducia personale, ma dall’altro c’è una forte sfiducia e diffidenza sulla categoria in quanto tale.

Il problema di credibilità è purtroppo evidente. Da dentista osservatore e tal volta attore in vari ambiti professionali, da quello culturale scientifico a quello organizzativo istituzionale a quello accademico provo a dare una interpretazione personale (dunque certamente fallace e alterata dalla mia storia).

La perdita di credibilità è il prezzo inevitabile che si paga quando si rinuncia alla qualità.

Leggere su la Stampa che la lobby dei dentisti in parlamento va contro l’interesse dei pazienti è fastidioso per me, ma leggere il presidente di un “sindacato di dentisti” che scrive di agire in difesa della salute dei pazienti anziché degli interessi dei dentisti è ancora più fastidioso, soprattutto dopo aver osservato negli anni il continuo negare nei fatti e nelle azioni concrete quell’interesse alla salute dei pazienti che oggi si richiama contro investitori non dentisti ormai già largamente presenti nel mercato.

Non nascondiamoci dietro un dito: oggi si da addosso a catene low cost e viaggi all’estero come causa di danni iatrogeni, come se fino all’altro giorno l’odontoiatria italiana fosse ovunque fatta di purezza e perfezione. L’odontoiatria italiana è eccellente e ogni volta che ho occasione di confrontarmi all’estero con colleghi di tutto il mondo realizzo quanta reputazione qualitativa abbiamo come clinici professionisti. Ma da decenni capita di vedere terapie pregresse anche recentissime prive di senso, livelli qualitativi evidentemente troppo bassi, assenza di chiarezza nei preventivi riferiti da pazienti che cercano comprensibilmente in più studi una risposta alle loro esigenze.

La cattiva qualità in odontoiatria esiste da prima del low cost, da prima dei viaggi all’estero e da prima degli investitori non istituzionali. Punto. Chi dice il contrario lo fa in difesa di uno status quo o di un interesse corporativo.

La buona qualità e l’eccellenza clinica esistono da decenni in Italia e continuano ad esistere. Da li si deve semmai ripartire.

Difendere qualsiasi  dentista anche se fa un cattivo lavoro perché è iscritto all’albo o a un sindacato di categoria e allo stesso tempo dare addosso a investitori appellandosi alla tutela della salute del paziente semplicemente non è  credibile.

Il “posto fisso” di Checco Zalone per anni nel nostro campo è stato lo “status fisso” di una categoria ampia e complessa, al cui interno i pazienti hanno sempre riconosciuto e premiato lo sforzo individuale al servizio della loro salute, nelle terapie più sofisticate come in quelle più semplici.

Un paio di mesi fa l’associazione professionale più rappresentativa nel campo dell’odontoiatria protesica, AIOP (Accademia Italiana di Odontoiatria Protesica) in totale trasparenza ha incontrato associazioni di consumatori e giornalisti per un’analisi delle aspettative e dei desideri dei pazienti. In un percorso di comunicazione avviato con la collaborazione con Altroconsumo, la più importante associazione di consumatori,  è nata tra le altre cose in modo del tutto spontaneo e trasparente un’iniziativa indipendente di natura politica concretizzata in un emendamento alla legge di Stabilità 2016 che chiedeva semplicemente di innalzare la soglia di detraibilità delle spese odontoiatriche al 50%.

Al di là del destino politico di questa trasparente iniziativa la cosa più sorprendente sono stati i “maldipancia” che tale fatto ha creato in varie sedi rappresentative della nostra professione. Quasi che promuovere un trasparente interesse dei pazienti fosse un danno ai dentisti. Quasi che dialogare con i pazienti e le associazioni di consumatori non sia nell’evidentissimo diritto di una società che per statuto si pone il compito primario della promozione della salute orale nella popolazione italiana.

E’ del tutto ovvio che una società scientifica per quanto grande non abbia potere di condizionare le istituzioni, e che episodi di questo genere ancorché supportati da tutta la forza della spontaneità e dell’incontrarsi di interessi reciproci quali quelli di pazienti informati ed operatori sanitari volenterosi, resteranno chiaramente episodi. Ma tutto questo movimento di emendamenti sui quotidiani dice chiaramente che come categoria se veramente crediamo alla qualità per l’interesse del paziente l’ultima cosa di cui abbiamo bisogno sono rappresentanti e lobbysti che in definitiva ci fanno finire sulle pagine dei quotidiani per gettare ancor più discredito sulla nostra credibilità come professionisti.

Abbiamo bisogno di presenze istituzionali etiche che portino avanti messaggi di salute supportati da azioni concrete nell’ottica della qualità nell’interesse della salute complessiva. Questa è la strada che stanno percorrendo le società scientifiche più responsabili che come AIOP o come SIdP (Società Italiana di Parodontologia e Implantologia) si mettono in dialogo diretto con i cittadini/pazienti con iniziative nell’interesse della promozione anziché in difesa di uno status quo. Abbiamo tutti bisogno di società scientifiche forti e autonome, chiaramente schierate per la qualità e la promozione della salute.

Solo così quella fiducia che i pazienti riferiscono alla persona del loro curante potrà riversarsi nella fiducia in una categoria, anziché come è stato in questi giorni, il discredito della categoria ricadere dalle pagine dei giornali sui singoli professionisti.

Commenti

  1. Condivido il tuo pensiero quando affermi le seguenti parole “La perdita di credibilità è il prezzo inevitabile che si paga quando si rinuncia alla qualità.” ma a mio avviso dimostra di esser totalmente allo scuro della reale situazione e dei motivi per il quale sta accadendo tutto ciò …. non è il dentista ad essere “caro” … è il popolo che non può piu permettersi il dentista (e la cosa è completamente differente) …. non siamo non la “lobby” ma sono le società di capitali che detengono la vera lobby …. società che non pagano tasse commettono overtreatment e fanno abbassare la qualità della professione loro per prime direttamente ed indirettamente con i colleghi che rischiano il fallimento a causa loro per che stargli dietro sono spesso costretti a correre dietro alle tariffe dei “low Cost” …. nella mia città c’è uno studio famoso che ha creato la scuola protesica italiana … un punto di riferimento per tutti noi … ma non tutti i pazienti si possono permettere terapie eseguite in tale centro … e come lui in Italia ce ne sono tantissimi. Gli articoli letti sono “pagati” dalle stesse lobby che provano a combatterci con l’arma migliore: togliendoci credito; e la cosa è piuttosto semplice non perché c’è Prada che dice determinate cose … ma perché si legge di colleghi che sono subito pronti a “sputtanare” la categoria alimentando i luoghi comuni. Non c’è cosa peggiore di far entrare capitali di multinazionali magari quotate in borsa, all’interno dei nostri studi e nel nostro settore.

    Trovo squallido definire l’odontoiatria come “un mercato in forte crescita negli ultimi anni” o definire i nostri pazienti come “consumatori e la tutela dei diritti del consumatore. Sono proprio questi pensieri e questi termini che dimostrano di quanto siamo MARCI nel nostro sistema: non esiste mercato in odontoiatria … se non quello dove la domenica si va a comprare un sacco di patate ed un po’ di verdure fresche …. come non esistono consumatori ma soltanto pazienti bisognosi di cure che soffrono di determinate patologie orali e come tali vanno trattate secondo scienza e coscienza in funzione delle esigenze e delle possibilità economiche del paziente. Non c’è mai una sola soluzione ci sono diverse soluzioni con vantaggi e svantaggi da proporre sempre in funzione delle esigenze del proprio paziente …. ma alla fine esposti tali vantaggi e svantaggi è il paziente che deve decidere e non noi che dobbiamo convincerlo.

    Colleghi che si svendono come “prostitute” perché non sono stati capaci a casa loro di mantenere quella manciata di pazienti per svariati motivi …. piani di trattamento ridicoli a causa di poca conoscenza dell’odontoiatria ed una cultura a livelli infimi …. interessi di molti nei confronti di odontotecnici abusivi che negli anni si sono conquistati una clientela ed il collega novellino che per quella clientela è disposto a chiudere un’occhio e scendere a compromessi (in quanti hanno riempito gli studi con i pazienti degli abusivi o comprendone qualcuno?) …. evitiamo di essere ipocriti innanzi tutto ed iniziamo a DENUNCIARE chi copre abusivismi di ogni tipo: dal tecnico che mette impianti all’assistente che fa igieni o otturazioni …. ottenuto questo poi possiamo rialzarci … ma sempre tenendo fuori dalla porta della nostra professione gli interessi dei capitali delle multinazionali … coloro che commettono “abusivismo indiretto” in virtù di scelte terapeutiche guidate da interessi di accordi commerciali con determinati prodotti o materiali ….

    Riprendiamoci la nostra professione e smettiamola una volta per tutte di mostrarci divisi come Lei dimostra con il suo articolo …. e combattiamo le vere Lobby delle multinazionali. Magari andare qualche mese a lavorare in una di queste multinazionali può esserLe utile per capire come si muovo e come ragionano prima di “sparare sentenze” nei confronti della categoria.

    Cordialmente un Consigliere della “CGIL Odontoiatrica”

    • Caro Matteo, condivido molti dei punti che tocchi. In realtà il mio punto, la scarsa credibilità delle associazioni che in teoria ci rappresentano, deriva in toto da quanto tu descrivi e dall’aver tollerato e sostenuto spesso comportamenti del tutto non attinenti alla qualità ed alla salute dei nostri pazienti. Non c’è solo la Camusso a difendere l’indifendibile. Quanto al lavorare qualche mese in una multinazionale per “capire”, per quel che ho visto eseguito in bocca a tanti pazienti da ben prima che esistessero “multinazionali” ho la sensazione che il modo in cui si è mossa e ha ragionato parte della categoria a cui entrambi apparteniamo non sia stato troppo differente. Non “sparo sentenze”, esprimo pareri personali. Ciao

      • Si può riassumere tutto in una parola: PROFITTO. Far entrare le multinazionali significa trasformare una professione sanitaria in un semplicissimo “commercio” di servizi odontoiatrici in cui i numeri per la crescita da presentare agli investitori dei fondi sono l’unico motivo che merita l’investimento complessivo (e spesso si possono ricollegare a monte di tutto alle stesse banche di capitali americani oramai ben note per la loro speculazione perfino sul nostro spread). 😉

  2. Scusa, ma ti fai prendere in giro da un giornalista ?

  3. Nicola Coluccio dice:

    Condivido pienamente totalmente quello che hai scritto. Si pagano anni di grassa indifferenza dove si pensava che fosse impossibile essere investi da possibili crisi e di conseguenza dover affrontare CAMBIAMENTI eppure ,semplificando il concetto é come se una parte di dentisti avesse fastidio che il cliente entrasse in studio preferirebbero che mettessero una busta di soldi sotto la porta e se ne andassero per la loro strada….fino alla prossima volta.
    Non smettiamo di combattere.
    Un paziente/cliente.

Rispondi a Roberto Annulla risposta

*